A cura di Silvana Serafin, Alessandra Ferraro, Daniela Ciani Forza e Anna Pia De Luca
Il presente numero vuole evidenziare come la religione, tramite l’opera di evangelizzazione delle missioni e le conseguenti attività educative e culturali, possa essere considerata da prospettive differenti: impedimento o stimolo alla mobilità sociale; talismano, completamente privo di ogni forma etica, ma in grado di preservare dalle avversità; innesco per narrazioni relative ad aspetti culturali e identitari della ‘Piccola Patria’; accettazione di nuove dottrine per (ri)definire l’idea di nazione e di cultura in comunità di migranti integrati. Le Americhe, dal Nord al Centro e al Sud, pur nella loro diversità geopolitica, trovano un punto di contatto proprio nella rifondazione della dimensione religiosa. Con il ‘trasferimento’, oltre i confini nazionali e culturali, di culti e pratiche religiose, si è forgiato un linguaggio dall’evidente traccia del substrato dell’esperienza migratoria, aperto ai processi di colonizzazione – ma anche al suo contrario −, a lotte e a tensioni etniche, a nazionalizzazioni. Religione utile dunque a comprendere le dinamiche migratorie, che convergono nell’incrocio tra religiosità autoctona e occidentale dando vita a un fecondo sincretismo culturale, non privo, tuttavia, di conflitti. Il titolo stesso è indicativo di un incipit che comporta un ventaglio di scelte, il più ampio possibile, in grado di esplorare una determinata topologia letteraria.