A cura di Alessandra Ferraro e Élisabeth Nardout-Lafarge
«La critica è sempre una firma, ovvero implica il coinvolgimento di un soggetto», scrive Pierre L’Hérault (1937-2007). È proprio a partire da una posizione etica e politica che L’Hérault si è interessato sia alle riconfigurazioni contemporanee della letteratura québecchese, sia alle teorie della transcultura, che egli ha contribuito a definire e riformulare. Attento ai testi dell’emigrazione, alla scrittura femminile e all’evolversi della drammaturgia, ma anche alla memoria, specialmente amerindia, della letteratura québecchese, egli si pone in relazione con i suoi oggetti in modo al contempo empatico e rispettoso, evitando l’identificazione con essi. Nella sua prospettiva, il testo esprime in una maniera complessa una peculiarità alla quale L’Hérault è estremamente sensibile. Un simile percorso d’analisi, fortemente legato alla personalità del critico, non offre tanto uno strumento applicabile ad ogni oggetto letterario, quanto indica un approccio attento e impegnato nei confronti della letteratura, di tutte le letterature. È questa l’eredità più preziosa che Pierre L’Hérault ci ha lasciato, eredità di cui gli articoli riuniti in questo volume danno testimonianza, sottolineando l’influenza trasversale, sotterranea da lui esercitata su un’intera generazione di specialisti della letteratura québecchese.