A cura di Caterina Furlan e Guido Zucconi
Nel febbraio del 1911 l’avvocato spilimberghese Marco Ciriani (1878-1944) affidava all’architetto veneziano Giuseppe Torres (1872-1935) il restauro di un’ala del castello di Spilimbergo, da lui acquistata qualche tempo prima insieme con altre parti dell’allora fatiscente complesso. I lavori, condotti con incredibile celerità e ultimati nell’estate dell’anno successivo, comportarono una radicale trasformazione dell’edificio destinato a residenza dello stesso Ciriani e della moglie, contessa Clara di Spilimbergo.
Grazie ai materiali conservati presso l’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia di cui Serena Maffioletti è coordinatrice scientifica, partner nella ricerca da cui è scaturita la presente pubblicazione, è stato possibile non solo ricostruire nel dettaglio la complessa vicenda in cui intervenne la Soprintendenza ai Monumenti con un tentativo di vincolo, ma anche gettare nuova luce sulla figura di Torres che nel corso della sua attività ha cercato di conciliare i richiami alla tradizione con gli stilemi dell’Art Nouveau e una cauta apertura in direzione modernista.
Il quaderno, a cura di Caterina Furlan, storica dell’arte, e di Guido Zucconi, professore ordinario di Storia dell’architettura presso l’Università Iuav, è arricchito, oltre che dagli apporti dei due curatori, dai contributi di Martina Carraro, ricercatrice presso la stessa Università, di Riccardo Domenichini, responsabile dell’Archivio Progetti, e dell’architetto pordenonese Vittorio Pierini. A quest’ultimo la Fondazione Ado Furlan, attuale proprietaria dell’edificio che ne ospita la sede, ha affidato l’incarico di procedere a un nuovo restauro, rispettoso dell’intervento di Torres, ma nel contempo funzionale alla trasformazione di parte degli ambienti in una sorta di casa-museo destinata a perpetuare la memoria di Italo Furlan, primo presidente della Fondazione, e di suo padre, lo scultore Ado, che in quella dimora ha trascorso gli ultimi anni di vita, allestendo il proprio studio in un vasto locale utilizzato un tempo come rimessa delle carrozze.