Gian Paolo Gri
«Faccio il mestiere del recuperante; lo sento un mestiere utile, anche se non ho sempre chiaro perché».
Il volume riunisce dodici testi che muovono da frammenti della cultura materiale che reggeva il mondo contadino friulano, travolto da un sisma più distruttivo del terremoto di quasi mezzo secolo fa. Scavano nel mondo di un fare lasciato alle spalle, muovendosi tra oggetti, attrezzi, utensili, arredi e corredi. Erano più che oggetti, in realtà; erano cose. Fra pratiche del lavoro e rituali, incrociando credenze e narrazioni, fondevano materiale e immateriale, stavano a cuore, dense di saperi, significati, relazioni e memorie. A tenerle oggi di nuovo in mano o ad averle sotto gli occhi (il tredicesimo capitolo: Ritratti, di Luca Laureati) interrogano, chiedono attenzione e cura. L’ altro mondo è dunque quello della cultura popolare e contadina che anche il Friuli ha trovato comodo abbandonare nel corso del Novecento, con scarsa consapevolezza delle conseguenze. Una frattura secca, un mondo fattosi distante e una lingua divenuta bisognosa di traduzione.
Gian Paolo Gri si è formato nel gruppo di ricerca ‘Alpes orientales’; ha insegnato Storia delle tradizioni popolari e poi Antropologia culturale nelle Università di Trieste e Udine. La cultura materiale in Friuli e in area alpina è uno dei suoi campi di ricerca. Tra le pubblicazioni, Tessere tela, tessere simboli. Antropologia e storia dell’abbigliamento in area alpina (2001); Altri modi. Etnografia dell’agire simbolico nei processi friulani dell’Inquisizione (2002); Dare e ricambiare nel Friuli di età moderna (2007); Licôf. Riti, mestieri (e poeti) (2009); (S)confini. Memoria e futuro, identità e tradizioni in Friuli (2015³).