A cura di Silvana Serafin
Questo nuovo numero di ‘Oltreoceano’ focalizza l'attenzione sul tema della riscrittura dell'identità femminile nei testi dell'emigrazione. Con l'affermarsi negli anni Settanta del XX secolo della letteratura postmoderna, dove vengono minate le fondamenta di ogni sistema di pensiero incentrato sulla visione definitiva della realtà, la donna, di per sè soggetto poliedrico e migrante, viene spronata a ricrearsi un'identità distogliendo lo sguardo determinato e fisso di lunghi anni e ampliando invece la sua visione delle cose, per raccogliere i frammenti dispersi di cui dispone: un pò come accade nel caleidoscopio, lo strumento che riduce la molteplicità frazionata all'unità. La scrittura, soprattutto per l'emigrante donna, offre una grande opportunità per ricomporre identità smarrite, alienate dagli spazi familiari e catapultate in luoghi sconosciuti. Una volta fuori dalla propria nazione, perduti i punti di riferimento linguistici e socio-culturali, la ricerca di nuove basi identitarie diventa impellente. Grazie al postmodernismo, che rivaluta la sfera privata come un valore a cui tendere per un maggiore protagonismo femminile nella vita pubblica, le donne superano con flessibilità i conflitti fra ordini temporali diversi e affrontano le rigide norme del mondo sociale, condizionando il mutare stesso dell'identità collettiva.