A cura di Andrea Csillaghy e Angelo Vianello
Flessibilità! Raccomandazione, modello o nuovo ordine? Suona come una frustata o una fucilata, come le parole tronche italiane derivate dalla finale latina -tas, -tatem: bontà, carità, pietà, santità, nobiltà, maestà... Virtù date come ordini da mettere in pratica, piaccia o no. Questa di cui si occupa il secondo numero di «Multiverso», però, è una caratteristica e una virtù propria della natura, dalle molecole all’uomo, preludio di un’altra peculiarità dei viventi, la plasticità. Flessibilità, come noi la intendiamo, non significa abbozzare, umiliarsi, piegare la schiena o svicolare, ma essere accorti, dinamici, creativi, dialettici si diceva un tempo: dialogare col mondo, dai massimi sistemi ai minimi. Così fanno i sistemi complessi, così fanno le specie decise a sopravvivere, e la materia sempre. La musica che si insinua nei rumori del cosmo dove porta armonia di accordi inaspettati è un esempio della flessibilità necessaria fra l’uomo e il mondo. La flessibilità è coniugazione di vocazioni opposte, e Bach o Mozart non erano più stupidi o meno geni quando copiavano musica che quando scrivevano i loro capolavori. La flessibilità è una forma sublime dell’intelligenza delle cose.
Scritti di Roberto Albarea, Sandro Azaele, Marina Brollo, Marcello Buiatti, Pierluigi Cappello, Fritjof Capra, Bruno D’Udine, Erri De Luca, Tullio De Mauro, Péter Esterházy, Franco Fabbro, Eleonora Fiorani, Alessio Fornasin, Giuseppe Granieri, Roberto Marchesini, Amos Maritan, Claudio Naranjo, Pietro Carlo Pellegrini, Telmo Pievani, Sergio Polano, Enzo Rullani, Stefania Sebastianis, Sabrina Tonutti, Roberta Valtorta, Davide Zoletto.