A cura di Anna Iuso
Quando ci sediamo a scrivere le nostre memorie, a fissare i nostri ricordi, a cercare nella nostra mente immagini del passato seguiamo una sorta di impulso, accudiamo il nostro spirito in un’esigenza che ci sembra primaria, spontanea, naturale. Poste su una pagina, o su uno schermo, le parole prendono contorni che disegnano i nostri pensieri, delineano le nostre vite, ritracciano scene che pensavamo annegate nel nostro passato. Ciò che era dentro di noi si materializza sotto i nostri occhi, in un gesto tormentato cui segue però sempre una sorta di sollievo. Il primo, straordinario effetto è quello di vedere i nostri ricordi, la nostra memoria prendere corpo, materializzarsi in pagine e pagine, in quaderni che occupano poi, fisicamente cassetti e scaffali. Il pensiero diventa materia, la memoria diventa scrittura. Quali sono i meccanismi su cui poggiano i rapporti fra rammemorazione e segno grafico? Ma ci sono enigmi ancora più curiosi. Ad esempio, perché quando voglio ricordarmi di qualcosa la scrivo, e quando voglio liberarmi di un ricordo faccio la stessa cosa? Misteri ed eccentricità della dea Mnemosine da quando la propria vita, oltre a raccontarla, la si scrive.