Anton Reininger
Nella Mappe meines Urgroßvaters, che Stifter considerava la sua opera preferita, egli ha trovato solo faticosamente una forma soddisfacente per la figura del suo protagonista e per il problema dell'amore, inizialmente vissuto in modo drammatico. Le quattro versioni del racconto, profondamente differenti fra di loro, testimoniano l'intimo attaccamento di Stifter a quest'opera le cui ultime due stesure, scritte quando era già gravemente ammalato, sono rimaste frammentarie. In contrasto con le tendenze della narrativa europea che accentua notevolmente la dimensione dell'analisi psicologica, Stifter scrive una sorta di ontologia dell'esistenza borghese dominata dall'etica del lavoro, all'interno della quale i contrasti fra uomo e donna trovano una loro ricomposizione. Sullo sfondo delle esperienze autobiografiche di Stifter, la Mappe è un tentativo di rielaborare la profonda mortificazione da lui vissuta nel fallimento del suo grande amore di gioventù attraverso una storia in cui il sogno ad occhi aperti di un mondo dominato dall'armonia prestabilita si combina con l'esposizione dei valori guida del mondo borghese. Nelle ultime due stesure del racconto-romanzo si delineano però anche i contorni di un vero romanzo sociale, che dipinge un'utopica armonia fra tutte le classi che compongono il cosmo stifteriano, incentrato sul mondo idilliaco della Foresta Boema.