Goran Vojnović
Vladan è l’unico del terzetto di inseparabili amici di Pola a non aver ancora visto il tipo con la bolla rossa in faccia: un vero fenomeno! Curiosi ed eccitati, i tre ragazzini si incamminano verso il pensionato dove l’uomo è alloggiato, ignari che sarà l’ultima loro passeggiata insieme. In quella giornata di inizio estate, infatti, l’idilliaca infanzia di Vladan finisce, all’improvviso. Sedici anni dopo, ormai quasi trentenne, digitando su internet il nome di suo padre Nedeljko Borojević, ufficiale dell’Esercito popolare jugoslavo dato per caduto nel 1992, egli scopre qualcosa che lo riporta a quell’estate e lo spinge a un'ossessiva ricerca del risorto genitore per le impervie vie dello spazio geografico ‘balcanico’, metafora e dimensione dell’immaginario. Tragico nel messaggio, strinato a sorpresa da spiazzanti grumi ironici, sorretto da un incalzante ritmo narrativo, è questo il primo romanzo sloveno sugli scontri bellici nella Jugoslavia degli anni Novanta. Il libro si interroga sul significato di tutte le guerre, sulla banalità del male, sulla colpa, sul fato, sino a giungere al dilemma finale: è lecito per un figlio aiutare un padre macchiatosi di colpe esecrabili a morire in pace e, senza giustificarlo, concedergli perlomeno ascolto e pietà?
Goran Vojnović (1980), scrittore e regista sloveno, è considerato uno dei più talentuosi autori della sua generazione. Dal suo primo e pluripremiato romanzo Čefurji raus! (2008), pubblicato in traduzione italiana da Forum nel 2015, ha tratto l'omonimo film e fortunate rappresentazioni teatrali. Con i successivi Jugoslavija, moja dežela (2012) e Figa (2016) ha ottenuto il premio letterario Kresnik per il migliore romanzo pubblicato in Slovenia. Le sue opere hanno abbattuto pregiudizi, impressionato i critici e attirato l’attenzione dei lettori più esigenti.