A cura di Deborah Saidero
Le pratiche di traduzione femminista teorizzate e attuate dalla cosiddetta ‘scuola canadese’ a partire dagli anni Ottanta hanno non solo un grande valore storico per aver contribuito a favorire relazioni dialogiche tra il Canada anglofono e il Québec e aver promosso una svolta culturale nell'ambito dei Translation Studies, ma continuano ancor oggi a fornire interessanti spunti per lo sviluppo di nuovi approcci alla traduzione: ne sono esempi le recenti formulazioni teoriche di una traduzione intersezionale e multigenere e quelle sull'autotraduzione. A oltre un decennio dalla loro pubblicazione in inglese, questo volume raccoglie alcuni saggi chiave sulla traduzione femminista, che vengono qui proposti, per la prima volta, al pubblico italiano. I vari contributi ripercorrono lo sviluppo delle traduzioni femministe sperimentali, analizzando il contesto storico-culturale in cui emersero e le pratiche radicali messe in atto per decostruire il linguaggio patriarcale. Ne risulta una teoria della traduzione come manipolazione e riscrittura che, non solo ristabilisce un rapporto dialogico tra autore e traduttore e tra originale e traduzione, ma è altresì capace di resistere alle ideologie del discorso dominante, ponendosi come strumento di contestazione e innovazione. Saggi di Barbara Godard, Kathy Mezei, Sherry Simon, Luise von Flotow, Alessandra Capperdoni e Dôre Michelut.
Deborah Saidero insegna traduzione settoriale e specialistica presso l’Università di Udine. Da anni si occupa anche di letteratura canadese, su cui ha pubblicato numerosi saggi. Le sue ricerche in chiave femminista e postcoloniale sulla narrativa femminile contemporanea si sono soffermate soprattutto sulle opere di scrittrici migranti, spesso frutto di un interessantissimo processo di traduzione inter e transculturale. Ha inoltre esplorato le complessità di fenomeni di autotraduzione e sperimentazione plurilingue nella produzione di scrittrici appartenenti alla diaspora italo-friulana, cercando di teorizzare l’autotraduzione come forma di manipolazione e riscrittura creativa in linea con quanto teorizzato e praticato dalle traduttrici femministe della ‘scuola canadese’.