Martina Visentin
Lo studio della figura e della produzione di Domenico Fabris (1814-1901) offre in questo volume l’occasione per tracciare un quadro della pittura in Friuli e a Trieste nel corso dell’Ottocento. L’attività di Fabris è infatti esemplare di un gusto che, fedele agli schemi neocinquecenteschi dell’Accademia di Venezia ma sensibile anche al rinnovamento delle tendenze puriste, risponde nel corso del secolo alle attese di pubblico e clero. L’opera di Fabris, rappresentativa delle mode che, soprattutto per la pittura sacra, caratterizzano tanta parte dell’Ottocento, consente inoltre di avviare una riflessione sui rapporti fra centro e periferie e sul tessuto di scambio fra tradizione veneta, affermarsi delle accademie tedesche e riflessi della nuova pittura lungo i territori dell’Impero. Prolifico autore di opere sacre in cui sgambettanti angeli tricolori ricordano il suo impegno politico per la nuova Italia, Domenico Fabris riceve anche importanti commissioni per la decorazione degli spazi della modernità, in particolare dei teatri.