Riassunto: Si dimostra che il Vat. Barb. gr. 214, contenente scolii a Teocrito e due carmina figurata, appartenne all'umanista Ermolao Barbaro, dal quale fu probabilmente commissionato al copista , e quindi postillato e integrato alla fine con una riscrittura nella foggia corretta di 'Ali' e 'Scure' (il cui testo presenta, di altra mano, varianti interessanti). Vari indizi, fra cui una gustosa lettera del Barbaro permettono di datare con verosimiglianza queste vicende al 1484. Nel XVI secolo il codice pervenne dalla biblioteca veneziana dei Barbaro a quella napoletana di San Giovanni a Carbonara, passando per le mani di Vittorio Falconio e di Aulo Giano Parrasio; nel XVII secolo approdò a Roma, nella collezione Barberini.
Parole chiave: Manoscritti greci, Ermolao Barbaro, Teocrito
Keywords: Greek manuscripts, Ermolao Barbaro, Theocritus
Contenuto in: Le carte e i discepoli. Studi in onore di Claudio Griggio
Curatori: Fabiana di Brazzà, Ilvano Caliaro, Roberto Norbedo, Renzo Rabboni e Matteo Venier
Editore: Forum
Luogo di pubblicazione: Udine
Anno di pubblicazione: 2016
Collana: Tracce. Itinerari di ricerca/Area umanistica e della formazione
ISBN: 978-88-8420-917-7
ISBN: 978-88-3283-054-5 (versione digitale/pdf)
Pagine: 175-187
DOI: 10.4424/978-88-8420-917-7-14
Licenza:
Per citare:
Fabio Vendruscolo,
«Un voluttuoso dessert di Ermolao Barbaro: postille autografe al Vat. Barb. gr. 214», in
Fabiana di Brazzà, Ilvano Caliaro, Roberto Norbedo, Renzo Rabboni e Matteo Venier (a cura di),
Le carte e i discepoli. Studi in onore di Claudio Griggio, Udine, Forum, 2016,
pp.
175-187