Antonio Mansi
I legami che intercorrono fra archeologia e diritto sono molteplici, a partire dalla liceità e titolarità dello scavo fino al condizionamento delle scelte urbanistiche. Questo volume li esamina approfonditamente, con l’obiettivo di colmare una lacuna. I manuali sulla legislazione dei beni culturali, infatti, «si limitano ad accennare appena al tema dell’archeologia e a svilupparlo sulla base acritica dei testi vigenti; ma senza approfondimenti e senza porsi i problemi, e prospettare le loro soluzioni, che la operatività quotidiana impone». Ricorrendo a un’ampia messe di sentenze – del Consiglio di Stato e della Suprema Corte di Cassazione, in particolare – il libro descrive e include nel loro contesto peculiare gli articoli del Codice dei beni culturali che riguardano l’archeologia sciogliendone i nodi problematici, fra i quali la riserva in favore dello Stato, la verifica dell’interesse archeologico, l’occupazione e l’espropriazione per fini archeologici, il possesso di beni da parte di privati. Non vengono trascurati inoltre i temi del commercio e della circolazione di cose archeologiche, dei vincoli sull’edilizia e sull’urbanistica, degli aspetti sanzionatori. Le implicazioni emergenti dai rapporti fra archeologia e diritto investono, tra le altre, l’attività di ricerca, il commercio e il collezionismo, le scoperte (più o meno) fortuite in terra e in mare, per ciascuna delle quali vige un ruolo definito dello Stato.
ANTONIO MANSI, nato ad Ampezzo nel 1929, esercita l’attività forense dal 1953. È autore di saggi e testi giuridici sui beni culturali realizzati in concomitanza al suo impegno professio¬nale e di docente di Legislazione dei beni culturali presso l’Università degli Studi di Udine. Fra questi: Storia e legislazione dei beni culturali ambientali (Del Bianco, 1988); La tutela dei beni culturali (Cedam, 1993; seconda edizione interamente rifatta 1998; terza edizione 2004). Assieme a Simonetta Rottin è curatore di Riforma urbanistica e disciplina dell’attività edilizia e del paesaggio. Commento alla Legge regionale Friuli-Venezia Giulia 23/2/2007, n. 5 (Maggioli, 2007) pubblicato nella collana ‘Strumenti regionali’. È stato presidente della Sezione di Udine di Italia Nostra, membro del Consiglio regionale della stessa associazione e più volte componente del Consiglio nazionale, oltreché presidente del Collegio dei probiviri. Anche in questa veste ha curato la mostra realizzata al Museo civico di Pordenone Friuli rubato. Contributo per una nuova proposta di regolamentazione dei beni culturali mobili (Grafiche editoriali artistiche, 1984). Oltre a queste pubblicazioni, frutto ancora della sua lunga esperienza forense e di partecipe alla vita culturale del Friuli, ha scritto: Memoriette di un avvocato di provincia (Senaus, 2008); Ricordi tolmezzini (Moro, 2009); La giustizia (non) è uguale per tutti: summum jus, summa iniuria (con Giorgio Giaiotto; La Nuova Base, 2013); Paularo e Sorrento. Una storia di ospitalità carnica nella collana ‘Il ferâl’ (Comune di Paularo, 2013); Anche le ferrovie possono aiutare a raccontare la storia (Moro, 2016).