Josef Jedlička
Suggestiva e struggente prosa lirica intessuta di citazioni da Dante, Šklovskij e Mácha, l’opera, pur risalendo alla metà degli anni Cinquanta, fu pubblicata – non senza alcuni tagli censori – solo nel 1966, quando a Praga sembrava allentarsi la morsa del regime e si credeva nella possibilità di un socialismo dal ‘volto umano’. L’uscita del libro fu salutata con un misto di speranza e stupore, non solo per il suo alto valore letterario, ma anche perché costituiva uno dei primi segnali – prima dello Scherzo di Kundera – dell’effettiva possibilità di denunciare le dure e disperate condizioni di vita nella Cecoslovacchia stalinista. Malgrado l’argomento ‘politico’, la narrazione non è epico-descrittiva: l’originale composizione fonde l’intonazione elegiaca con quella meditativa, offrendo una testimonianza autobiografica ed esistenziale sulla ricerca del senso della vita nell’epoca del socialismo reale. La traduzione italiana si basa sulla nuova edizione ceca del 1994, nella quale sono stati reintegrati i tagli operati dalla censura nel 1966. Commentano il libro alcune fotografie di Luděk Prošek espressamente realizzate per questa edizione.