Ashis Nandy
«Subito dopo quella meraviglia della tecnologia moderna nota come Seconda guerra mondiale e fors’anche quel moderno incontro tra culture noto come Vietnam, è diventato evidente che la pulsione al dominio sugli uomini non è semplicemente un effetto collaterale di un’economia politica difettosa, ma anche di un mondo che crede nell’assoluta superiorità dell’umano sul non-umano e il sub-umano, del maschile sul femminile, dell’adulto sul bambino, dello storico sull’astorico, e del moderno (o progressivo) sul tradizionale o selvaggio». Da questa considerazione – tratta dalla prefazione della sua opera più importante, proposta qui per la prima volta in traduzione italiana e arrichita da un'introduzione di Stefano Mercanti – lo psicanalista indiano Ashis Nandy prende le mosse per analizzare i presupposti e le conseguenze storiche e psicologiche della colonizzazione nella duplice prospettiva dei dominatori e dei dominati. Rompendo con la tradizione, l’autore indaga gli effetti del plurisecolare colonialismo britannico sulla società indiana ed evidenzia come il movimento di Gandhi, proponendo un modello di società e di democrazia basata sulla ricchezza di tradizioni che costituiscono il patrimonio storico e l’identità dell’India, abbia saputo resistere e costituire una delle risposte più efficaci al condizionamento culturale imposto dai colonizzatori.
Ashis Nandy, teorico della società e psicanalista politico, è stato uno dei primi studiosi a occuparsi del rapporto coloniale dal punto di vista psicanalitico e non prettamente storiografico. È membro e direttore del Centre for the Study of Developing Societies e presidente del Committee for Cultural Choices and Global Futures, entrambi con sede a New Delhi.