A cura di Antonello Frongia e Tiziana Serena
«A me pare che il paesaggio, i luoghi, l’habitat, siano come un territorio nascosto dove si può perpetrare qualsiasi scempio: tutto avviene senza nessun controllo visivo. L’incapacità di guardare all’esterno determina così la possibilità di deturpare qualsiasi luogo senza che nessuno se ne accorga».
Con queste parole Luigi Ghirri, nel 1991, rifletteva sulla responsabilità dello sguardo e della fotografia di fronte al consumo, allo sfregio e alla distruzione dell’ambiente. I saggi raccolti nel volume si interrogano nuovamente su questo snodo cruciale. È una domanda in cui si intrecciano almeno due temi: da una parte, la (in)visibilità della nuova crisi ambientale, sempre meno legata a eventi puntuali e disastri spettacolari; dall’altra, la consapevolezza teorica e politica della cultura fotografica, sempre più chiamata a operare in una rete di rapporti interdisciplinari e sovranazionali. I casi di studio analizzati propongono di riflettere nuovamente sulle possibilità di uno sguardo ‘disinquinato’ in una prospettiva etica, critica ed espressiva.