Il volume propone, a centovent’anni dalla nascita, la biografia intellettuale ed etica dello scrittore triestino Scipio Slataper, autore de Il mio Carso, delle Lettere triestine e uno dei principali esponenti della rivista «La Voce», morto a 27 anni sul Monte Podgora (Gorizia) nel 1915. Per la prima volta viene catalogata la sua biblioteca privata e quella ‘immaginaria’ e vengono ricostruite le letture, le dissertazioni, gli incontri: Ibsen, Trakl, Rilke, Musil, Strindberg, Goethe, Carducci, Pascoli, D’Annunzio, Saba, Soffici, Papini, Prezzolini, Michelstaedter, Marin… Vitalismi, sorde disperazioni, vertigini di un ragazzo – emblema di una generazione che durante la prima guerra mondiale sarà brutalmente azzerata nel Carso – che si sottrasse ai pericoli del dilettantismo, si maturò con i vociani, viaggiò da Atene fino ai mari del Nord alla ricerca degli autori per fondare la propria epica, per cercare la lingua delle cose mute e scoprire in fine, lui che voleva danzare «sul mondo come una cosa strana in un cielo diafano di aurora», che non aveva trovato il pensiero che incendiasse l’universo.