Preistoria
![La ‘grotta dei pagani’ nei pressi di Cavazzo carnico.](a/img/storia/thumb/t-f-generale-condar-0407.jpg)
![Lago di Ragogna](a/img/storia/thumb/t-f-generale-lagoragogna.jpg)
La storia del Friuli, travagliata e sfaccettata come quella di altre terre di confine e di passaggio, è rintracciabile lungo un complesso percorso che affonda le radici in avvenimenti di portata generale fin dalla preistoria.
Le prime sporadiche attestazioni della presenza umana in questo territorio risalgono al Paleolitico inferiore (tra 2.500.000 e 120.000 anni fa) e risultano più numerose nel Paleolitico medio (120.000-35.000 anni fa) nelle aree montane: per citare alcuni esempi, ad Aviano, a Sequals e nelle ‘grotte verdi’ di Pradis. Con la conclusione delle glaciazioni successive al Paleolitico superiore (35.000-8.000 anni fa), l’antropizzazione subì un arresto.
Nel Mesolitico (8.500-4.000 anni fa) gruppi di cacciatori-raccoglitori, in parte ancora seminomadi, cominciarono a stanziarsi nei primi piccoli insediamenti. Gli indizi di questa originaria modalità di popolamento stabile si possono ritrovare in tutto il territorio friulano.
La colonizzazione in età neolitica è attestata poi, ad esempio, dagli insediamenti di Sammardenchia (Pozzuolo del Friuli) e di Piancada (Palazzolo dello Stella), che documentano le prime coltivazioni di cereali.
Oltre a questi piccoli centri di pianura, una delle forme di insediamento adottate a partire dalle età del Bronzo e del Ferro fu quella dei castellieri.
La prima popolazione riconoscibile fra quelle che si insediarono stabilmente in Friuli fu quella indoeuropea dei Paleoveneti o Venetici, le cui attestazioni sono frequenti e investono un’area ampia quanto l’odierna Slovenia. Le genti di origine preindoeuropea che, con modalità seminomade, si erano precedentemente insediate in Friuli assorbirono infatti la loro cultura. A testimoniare la compresenza di popoli diversi nel territorio friulano, permangono tracce prelatine nei nomi di luogo. L’accentuata mobilità che caratterizzava queste genti ha comportato la sopravvivenza di pochi reperti materiali che ci consentano di ricostruire, almeno sommariamente, gli aspetti demografici, sociali ed economici che connotarono il loro modo di vivere.
In seguito, furono soprattutto le tribù di stirpe celtica, i galli carni, ad occupare, in buona parte, la regione fra il V e il IV secolo a.C. La presenza di gruppi ascrivibili alle differenti popolazioni celtiche dell’Europa centro-occidentale è stata accertata in Carnia dalla ricerca archeologica soprattutto negli ultimi due decenni: Lauco, Misincinis, Raveo sono le località dove attualmente risultano più numerose le testimonianze rinvenute in relazione a queste genti. Oltre che negli indizi materiali, la presenza dei galli carni in tutta l’area friulana ha dei riscontri anche nelle attestazioni letterarie, in particolare nella Naturalis historia (Storia naturale) di Plinio il Vecchio (III, 126-127) e nella storia di Roma redatta da Tito Livio, Ab urbe condita (XL, 54). Con una necessaria semplificazione, si è soliti assimilare a queste popolazioni l’insieme di tutti i gruppi pre-romani che abitarono il Friuli.