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UDINE

Castrum utini, disegno del XVI secolo (Udine, Biblioteca Civica).

Le origini della capitale della Patria sono leggendariamente legate alle scorrerie degli unni guidati da Attila. Il colle sul quale sorge il castello si narra fu innalzato, con la terra portata dagli elmi dei soldati, per costruire un’altura da cui fosse agevole osservare la conquista di Aquileia. Un possibile fondamento storico della leggenda risiede nell’ascendenza della città rispetto al centro portuale. Nei secoli, il progressivo accrescimento dell’importanza di Udine nei confronti degli altri centri friulani (Cividale, in particolare) e nei riguardi delle più numerose città venete, si dovette al ruolo amministrativo e religioso che i patriarchi vollero riconoscere alla città. La strategicità della sua posizione è infatti inconsueta sia rispetto alle funzioni difensive (fatto salvo, ovviamente, il colle del castello), sia per le principali vie di transito, che fin dall’antichità la lambivano ma non la toccavano. Udine, tuttavia, si trovava a ridosso del crocevia della via Iulia Augusta, che da Aquileia portava verso le Alpi, e la via Postumia, che univa Cividale a Codroipo.

Una delle rare certezze sulla città dal punto di vista documentale è la sua prima menzione, che risale al 983. Un diploma dell’imperatore Ottone II di Sassonia confermava al patriarca di Aquileia il possesso di cinque castelli nella regione friulana, fra i quali «Udene». Le leggende e le storie su di esse fondate sono probabilmente tutte successive a questa fase, che rappresenta un importante riconoscimento di Udine quale centro abitato e difensivo.

Fino a tutto il XIII secolo, la sede patriarcale oscillò fra Cividale e Udine, che già nel secolo successivo fu definitivamente privilegiata. Con questa scelta la città si affermò come centro dell’amministrazione della Patria. Progressivamente, vi trovarono posto le assemblee del Parlamento e il palazzo dei patriarchi. Fu con la politica di uno di questi, il beato Bertrando di Sant-Geniès (1334-1350), che Udine assurse a vera a propria capitale della Patria, quale nuova ‘Aquileia’. L’accentuarsi delle lotte intestine fra i gruppi nobiliari che si opponevano all’accentramento dei poteri e quelli che difendevano le scelte operate da Bertrando portò ad una clamorosa congiura, nella quale fu lo stesso patriarca a soccombere, preda di un agguato postogli da Enrico di Spilimbergo a San Giorgio della Richinvelda il 6 giugno 1350. Il culto nei confronti del patriarca che ne derivò, con l’attestazione di miracoli e di pellegrinaggi sulla sua tomba, ospitata nella cattedrale udinese di cui aveva sostenuto la costruzione, contribuirono a rafforzare il ruolo di Udine quale centro capitale del territorio friulano, in chiave politica e religioso-devozionale. Con l’arrivo dei veneziani nel 1420, tale ruolo fu definitivamente sancito. La consacrazione del duomo di Venzone presieduta dal patriarca Bertrando (Venzone, abside del duomo).

Udine prima di Udine? Una nuova ipotesi per un enigma antico

Saint-Geniès (di) Bertrando

Intorno al patriarca Bertrando

Raccontare Udine. Vicende di case e palazzi

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