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AQUILEIA

La cripta della basilica di Aquileia.
La cripta della basilica di Aquileia.
San Pietro consacra sant’Ermagora, particolare di affresco (Aquileia, abside della basilica).
San Pietro consacra sant’Ermagora, particolare di affresco (Aquileia, abside della basilica).

Fu con l’affermazione del Cristianesimo, e con l’adesione ad esso dell’élite romana, che la città di Aquileia conobbe una crescita decisiva, la cui importanza si misura in attestazioni rilevantissime, come la basilica e il battistero, e permanenze nei culti ancora oggi celebrati in Friuli. Tradizionalmente, si vuole che la predicazione di san Marco sia stata a fondamento della diffusione del Cristianesimo nell’area alto-adriatica.

L’azione dei vescovi che sedettero sul trono aquileiese, fin dai primi Ermagora e Fortunato (70 d.C.) e l’esempio dei martiri – Crisogono, e soprattutto Canzio, Canziano e Canzianilla – furono il motore del rinnovamento dei culti. Quando l’imperatore Costantino nel 313 pose fine alle persecuzioni, il vescovo Teodoro (†319) organizzò ad Aquileia uno dei centri di irradiazione del Cristianesimo nell’Europa centro-orientale e intraprese la fondazione della grandiosa basilica di Santa Maria assunta (ampiamente rimaneggiata nei secoli IX e XIII) e del battistero, la cui vasca ad immersione è a pianta ottagonale. Fiorì da allora la produzione scritta dei cosiddetti padri – Fortunaziano, Cromazio d’Aquileia, Rufino di Concordia, Venanzio Fortunato, Paolino d’Aquileia alcuni fra questi – che svilupparono grandemente il pensiero e la riflessione teologica della Chiesa aquileiese. Le dispute da loro promosse trovarono un punto d’approdo nel concilio del 381, nel quale si riunirono le forze dell’ortodossia cristiana contro l’arianesimo. Il patriarca Paolino tra Carlo Magno e l’abate Alcuino durante il concilio di Cividale del 796, affresco bicromo di Pietro Antonio Novelli, 1790 (Udine, duomo).

I prodromi della decadenza dell’Impero romano si fecero sentire ad Aquileia con le incursioni di Alarico, re dei Visigoti, nel 401 e 408, e soprattutto di Attila, re degli unni, che la distrusse. La sua permanenza ad Aquileia fu rovinosa al punto da ingenerare la diffusione di leggende che investono la storia stessa del Friuli. Il colle del castello di Udine, quella che diverrà la capitale della Patria, si narrava fosse stato costruito dai soldati di Attila, trasportando con gli elmi la terra necessaria, per meglio osservare da lontano l’assedio di Aquileia. Il trasferimento della sede del patriarcato a Cividale nell’VIII secolo comportò la decadenza del ruolo di primordine sul piano religioso fino ad allora assunto da Aquileia, che tuttavia ridivenne residenza episcopale con il patriarca Poppone (1019-1042). Anche in seguito, quando la sede fu fissata definitivamente a Udine e fino alla sua soppressione, il Patriarcato continuò ad avere l’appellativo ‘aquileiese’. Pluteo popponiano proveniente dalla basilica di Aquileia (Aquileia, Museo paleocristiano di Monastero).

Le leggende di Attila in Friuli

Cromazio di Aquileia, 388-408. Al crocevia di genti e religioni

Da Aquileia a Venezia. Una mediazione tra l'Europa e l'Oriente dal II secolo a.C. al VI secolo d.C.

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