Sostantivo
Il sostantivo è una parte del discorso variabile che indica una singola persona, animale, cosa o, ancora, una classe di persone, animali o cose. Il sostantivo distingue, nella flessione, il genere e il numero.
Genere del sostantivo
I sostantivi (o nomi) possono avere in friulano due generi: il maschile e il femminile.
Il genere ‘grammaticale’ di solito dipende dal genere ‘naturale’ dei nomi, nel senso che una persona o un animale maschio sarà di genere maschile (ad esempio, il fradi, il fratello, il lôf, il lupo) e una persona o un animale femmina sarà di genere femminile (ad esempio, la sûr, la sorella, la love, la lupa); a parte questo caso, non ci sono regole precise per stabilire il genere di un sostantivo a partire dalla sua forma.
Il genere maschile è tipico dei nomi che finiscono con una consonante (ad esempio, il clap, il sasso, il flum, il fiume, il gnotul, il pipistrello, il madrac, la biscia, il president, il presidente, l’arbul, l’albero, l’om, l’uomo); tuttavia esistono anche nomi maschili che terminano con una vocale (ad esempio, il cercli, il cerchio, il barbe, lo zio, il miedi, il medico, il pape, il papa, l’orloi, l’orologio).
Il genere femminile, d’altra parte, è tipico dei nomi che finiscono con la -e (ad esempio, la agne, la zia, la criure, il gelo, la fieste, la festa, la mame, la mamma, la midisine, la medicina), ma ci sono pure nomi femminili che terminano con una consonante (ad esempio, la atenzion, l’attenzione, la brût, la nuora, la conclusion, la conclusione, la gnot, la notte, la man, la mano).
Il genere dei sostantivi è dunque ‘arbitrario’, poiché non vi sono particolari motivi per cui, ad esempio, il frêt (il freddo) debba essere di genere maschile e non femminile; abbiamo, infatti, anche elementi come la criure o la ‘sime, che descrivono una particolare qualità di freddo, intenso e duro, che sono femminili.
Va poi tenuto conto che il genere cambia da lingua a lingua, così parole che sono maschili in italiano (ad esempio, il miele, il monte, il sabato o il sonno) sono, invece, femminili in friulano (la mîl, la mont, la sabide, la sium) e parole che sono femminili in italiano (ad esempio, la mela, la nuvola, la rapa, la spiga) sono, al contrario, maschili in friulano (il miluç, il nûl, il râf, il spi).
C’è, inoltre, il caso dei nomi che possono avere sia una forma maschile che una femminile, ad esempio quelli che descrivono funzioni, compiti o stati propri sia di uomini che di donne:
il frut
il bambino il mestri il maestro il morôs l'innamorato il paron il padrone il bidel il bidello il sartôr il sarto l’assessôr l’assessore |
la frute
la bambina la maestre (o la mestre) la maestra la morose l'innamorata la parone la padrona la bidele la bidella la sartore la sarta la assessore l’assessora |
A vevin za vût trê fruts, doi fruts e une frute
Avevano già avuto tre bambini, due bambini e una bambina
Il morôs al spietave la morose fûr di scuele
Il moroso aspettava la morosa fuori da scuola
Numero del sostantivo
I sostantivi in friulano possono essere singolari o plurali. La forma del singolare si usa quando si parla di una persona o di una cosa sola, mentre la forma del plurale si usa quando si parla di più persone o cose: tutti i nomi comuni possono avere, con rare eccezioni, una forma di plurale.
I nomi maschili, in genere, formano il plurale mediante l’aggiunta di una -s alla forma del singolare:
(il) fantat + s
(il) giovane (il) palaç + s (il) palazzo (il) pari + s (il) padre (il) paron + s (il) padrone (il) podê + s (il) potere (il) zinar + s (il) genero |
→ (i) fantats
→ (i) giovani → (i) palaçs → (i) palazzi → (i) paris → (i) padri → (i) parons → (i) padroni → (i) podês → (i) poteri → (i) zinars → (i) generi |
I fantats a lavin daûr i paris
I ragazzi seguivano i padri
I nomi maschili che finiscono già per -s conservano al plurale la stessa forma del singolare:
(il) nâs
(il) naso (il) pas (il) passo (il) petaròs (il) pettirosso |
→ (i) nâs
→ (i) nasi → (i) pas → (i) passi → (i) petaròs → (i) pettirossi |
Si varès simpri di fâ il pas daûr la gjambe
Bisognerebbe sempre fare il passo secondo la gamba
Al à scugnût tornâ sui siei pas
Ha dovuto tornare sui suoi passi
I nomi maschili che terminano con una -e atona, cioè non accentata, perdono la -e e prendono la desinenza -is:
(il) patriarcje
(il) patriarca (il) poete (il) poeta |
→ (i) patriarcjis
→ (i) patriarchi → (i) poetis → (i) poeti |
Il poete al cjantave la bielece dal creât
Il poeta cantava la bellezza del creato
I nomi maschili che finiscono con -f aggiungono regolarmente -s, ma in alcuni casi la -f non si pronuncia:
(il) cjâf + s
(la) testa (il) lôf + s (il) lupo (il) ûf + s (l’) uovo |
→ (i) cjâfs (pron. cjâs)
→ (le) teste → (i) lôfs (pron. lôfs) → (i) lupi → (i) ûfs (pron. ûs) → (le) uova |
Mê cugnade nus à puartât i prins ûfs des sôs gjalinis
Mia cognata ci ha portato le prime uova delle sue galline
I nomi maschili che terminano con una vocale tonica, ovvero con una vocale accentata, aggiungono -s e allungano la vocale:
(l’) amì + s
(l’) amico (il) fi + s (il) figlio (il) nimì + s (il) nemico (il) spi + s (la) spiga |
→ (i) amîs
→ (gli) amici → (i) fîs → (i) figli → (i) nimîs → (i) nemici → (i) spîs → (le) spighe |
Al baste notâsi su la liste di facebook par jessi ‘amîs’
Basta segnarsi sulla lista di facebook per essere ‘amici’
I nomi maschili che finiscono con una vocale + -l o con una vocale + -li perdono la -l e formano il plurale con la desinenza -i:
(il) ferâl
(la) lanterna (il) nemâl (l’) animale domestico (il) voli (l’) occhio (il) zenoli (il) ginocchio |
→ (i) ferâi
→ (le) lanterne → (i) nemâi → (gli) animali domestici → (i) voi → (gli) occhi → (i) zenoi → (le) ginocchia |
Al jere cussì strac che i clopavin i zenoi
Era così stanco che gli cedevano le ginocchia
Tutti i nomi maschili che finiscono in -st e molti di quelli che terminano in -nt formano il plurale con la desinenza -cj:
(il) gjornalist
(il) gjornalista (l’) artist (l’) artista (il) dint (il) dente (il) parint (il) parente |
→ (i) gjornaliscj
→ (i) gjornalisti → (i) artiscj → (gli) artisti → (i) dincj → (i) denti → (i) parincj → (i) parenti |
La frutine e veve ancjemò i dincj di lat
La bambina aveva ancora i denti da latte
Ci sono poi nomi che hanno una forma di plurale irregolare o che presentano un doppio plurale, ad esempio:
an
anno bo bue om uomo |
→ agns
→ anni → bûs → buoi → oms e umign → uomini |
A son al mancul vincj agns che nol passe par chi, agnoruns!
Sono almeno vent’anni che non passa da qui, annoni!
Tra le eccezioni, i nomi pâr (paio) e stâr (staio) hanno soltanto la forma del singolare; il nome bêçs (soldi) ha solo la forma del plurale.
Per la formazione del plurale, nei sostantivi femminili, si aggiunge semplicemente una -s alla forma del singolare oppure si cambia la vocale finale -e in -is:
(la) mari
(la) madre (la) amie (l’) amica (la) fie (la) figlia (la) frute (la) bambina (la) strade (la) strada |
→ (lis) maris
→ (le) madri → (lis) amiis → (le) amiche → (lis) fiis → (le) figlie → (lis) frutis → (le) bambine → (lis) stradis → (le) strade |
Tra maris e fiis al è simpri un leam particolâr
Tra madri e figlie c’è sempre un legame particolare
Le rare parole che al singolare finiscono già con una -s restano invariate:
(la) crôs
(la) croce (la) vôs (la) voce |
→ (lis) crôs
→ (le) croci → (lis) vôs → (le) voci |
Al sintive lis vôs dai amîs che lu clamavin
Sentiva le voci degli amici che lo chiamavano