AQUILEIA
La forma della memoria: il museo archeologico nazionale di Aquileia
Nel 181 a.C. Aquileia venne nominata capitale della X Regio Augustea, la Venetia et Histria, ossia della decima regione dell’imperatore Augusto: ciò rappresentò il riconoscimento di un ruolo politico e sociale, ma soprattutto economico e militare, decisivo e strategico per la città nel contesto dell’impero romano. La posizione del suo porto, il più settentrionale dell’Adriatico, e il collegamento diretto con la via Iulia Augusta, la strada che conduceva al Norico – la vasta area dell’Europa centrale che andava dalla Baviera all’attuale Slovenia –, furono tra i presupposti del suo sviluppo.
Circa un secolo dopo, nel 89 a.C. Aquileia divenne municipium – uno dei quattro del territorio friulano assieme a Iulium Carnicum (Zuglio), Iulia Concordia (Concordia) e Forum Iulii (Cividale) –, titolo che rafforzò il suo legame con Roma. Ciò dovette contribuire ad ampliare la colonizzazione delle terre, accrescendo la popolazione della città e dell’intero Friuli. Anche per questo l’effetto della peste che colpì Aquileia nel 168 d.C. – uno degli episodi della cosiddetta ‘peste antonina’ (165-189) – dovette essere particolarmente virulento. Gli stessi imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero, che vi risiedettero in quel periodo di passaggio verso Carnuntum, importante città della Pannonia, ne subirono le conseguenze; il secondo morì ad Altino nel tentativo di rientrare a Roma.
Allo stesso periodo (170) risalgono i primi assedi alla città dovuti ai Quadi e ai Marcomanni, popolazioni di origini germaniche, contenuti anche grazie alle mura allestite fra il II e il III secolo. Nel 238 la città fu scenario del bellum Aquileiensis, la guerra che vide contrapposti Massimiliano il Trace, sceso dalla Pannonia per rivendicare l’elezione a ‘cesare’, e Pupieno e Balbino imperatore.
A partire dal 300 con l’imperatore Massimiliano Aquileia accrebbe ulteriormente la sua importanza. I palazzi che vi si costruirono furono spesso abitati dagli imperatori lungo i secoli IV e V.